Associazione Amici di Ponte Carrega e Protezione Civile Genova hanno cominciato a collaborare dallo scorso autunno in occasione del convegno sul dissesto idrogeologico. Uno degli obiettivi della nostra associazione è quello di portare l’attenzione sul tema del dissesto idrogeologico, della cultura del rischio e dell’adattamento al rischio alluvionale. Noi non parliamo di “messa in sicurezza”, uno slogan pericoloso e non attuabile, che non tiene conto degli scenari di rischio, dei cambiamenti climatici e della imprevedibilità dei nostri fiumi. Secondo noi si deve parlare di mitigazione del rischio alluvionale, volto a porre in atto tutte le misure che riducano il rischio alluvionale pur senza, realisticamente, eliminarlo del tutto.
Per fare questo si deve partire dalla cultura del rischio: parlare di questi temi, renderli quotidiani. L’ambiente in cui viviamo va affrontato e conosciuto, non trascurato e ignorato. Anche Leonardo Da Vinci, come riporta l’amico prof.Rosso era della stessa idea: “Se t’avviene di trattare delle acque, consulta prima l’esperienza e poi la ragione”: non è più possibile trascurare la conoscenza del territorio e la cittadinanza in questo scacchiere ha una importanza fondamentale perchè vive e conosce meglio di chiunque altro il territorio in cui opera quotidianamente. Da sole queste misure “culturali” non sono sufficienti ma rappresentano la base necessaria per porre in atto le altre misure che devono venire in aiuto della cittadinanza e che devono essere poste necessariamente in atto per dare completezza al quadro e mitigare il rischio. Le opere ingegneristiche fanno parte di questo quadro complesso e articolato: per essere il più intellettualmente chiari possibili va detto però che da sole, se non sono inserite in un mosaico ben definito e con tutte le tessere al posto giusto, rappresentano solo opere “politicamente scorrette” che danno una parvenza di sicurezza che risulta essere molto pericoloso per tutti. Le altre tessere del mosaico sono la cura e la tutela del territorio per evitare che le nostre alluvioni continuino ad essere “alluvioni di tronchi e fango” e le misure di prevenzione, siano esse di flood proofing (a settimane verrà definito il progetto preliminare fatto dal Politecnico di Milano) che di Protezione Civile.
Oggi la nostra attenzione è concentrata proprio su queste ultime: Protezione Civile ha preso al balzo la nostra proposta di collaborazione e ha esteso un interessante progetto pilota volto al superamento della ordinanza di sgombero n. 258 del 2011 (altro primario obiettivo della nostra associazione): il progetto verrà portato casa per casa e adattato caso per caso alle situazioni familiari. Un progetto che si sviluppa dal basso e che non viene imposto dall’alto ha più possibilità di funzionare e rendere i propri frutti sul territorio. E’ un tentativo di organizzazione dal basso che se funzionerà verrà esteso come modello a tutta la città di Genova e presentato durante il prossimo convegno di novembre. Inoltre è prevista anche una esercitazione di evacuazione al termine del progetto coordinata con la Sala Emergenze.
Il Progetto:
Il progetto stilato da Protezione Civile prende le mosse dalla nuova mappatura regionale delle zone a rischio e dalla constatazione che non tutte le case alluvionate rientrano in quelle a T50 (tempo di ritorno cinquantennale, il più pericoloso e circa il 10-15% del totale dei 1500 edifici a rischio): via via la mappatura sarà estesa anche alle case che sono in T200 e infie in T500. Saranno visitati, previo appuntamento, gli appartamenti che si trovano in zona rossa per verificare se ci sono unità abitative in condizione di pericolo. Il pericolo verrà diviso in: Generico (ordinario, rischio base), Strutturale (se sono presenti persone residenti, se c’è la possibilità di andare ai piani alti) e Vulnerabilità personale (presenza di bambibi, anziani, disabili). Questa analisi verrà fatta attraverso un dettagliato questionario che sarà completato con i funzionari della Protezione Civile e che è volto alla integrazione di questi dati con quelli della Anagrafe civile. Così sarà possibile individuare ed essere sempre aggiornati sulle situazioni più critiche e di conseguenza sarà possibile dare a ciascuna famiglia l’indicazione di come comportarsi e di cosa fare in maniera autonoma o assistita, in modo da pesare il meno possibile sulla famiglia ed evitare il controproducente e pericoloso stato di “Al lupo al lupo”.
Incrociando i dati del sistema dei pluviometri e degli idrometri sparsi nel territorio cittadino (rispettivamente 40 e 14 compresi quelli di Arpal), integrati con la presenza sul campo di squadre di Polizia Municipale e volontari di Protezione Civile (fino a 14 pattuglie + volontari) si potrà avere un riscontro immediato delle situazioni localizzate più a rischio e di maggior pericolo: in questo modo, oltre all’allerta generica data sui mezzi di comunicazioni, tramite telefonata e sms, sarà possibile circoscrivere il pericolo alle situazioni più critiche in quel preciso momento e concentrando quindi l’attenzione sul pericolo più attuale. La scala di pericolo (Stato di Attenzione, pre allarme, allarme e pericolo) sarà flessibile e all’interno del territorio cittadino potrà variare ed essere diversa da quartiere a quartiere. In questo modo, con la contemporanea formazione degli istituti scolastici e dei mercati rionali e negozi, sarà possibile diversificare il pericolo zona per zona e superare quindi l’ordinanza di sgombero a cui sono soggette 90 famiglie (21 a Ponte Carrega e Piazza Adriatico) sul territorio cittadino.
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