Vi ricordate un nostro articolo di qualche mese fa, ripreso dal prestigioso periodico britannico The Guardian, sulla morte del modello del centro commerciale, del grande Mall, in Usa? L’articolo elencava i motivi della crisi dei centri commerciali e preannunciava una rapida diffusione di questa “malattia” anche in Italia: https://www.amicidipontecarrega.it/?p=5293
Come vediamo in questo nuovo articolo, la cui lettura ci è stata suggerita dal professor Francesco Gastaldi, la previsione si è dimostrata ampiamente corretta anche per l’Italia e non così prematura come molti ci avevano voluto fare intendere fino ad oggi. Nell’articolo di cui sotto si parla della fine del boom degli ipermercati nella regione del Friuli Venezia Giulia, una regione che ha un Pil procapite superiore rispetto a quello della Liguria (da 27,397 a 31,689 euro mentre il Pil procapite ligure va da 22,063 a 27,396 euro. Dati Istat, 2012).
Tornando al caso concreto del nostro quartiere, in attesa di conoscere gli sviluppi, anche legati al Piano di Bacino in elaborazione in Regione con i dati delle alluvioni del 2014, del futuro centro commerciale e albergo nell’area ex Guglielmetti, vi presentiamo un trafiletto comparso qualche giorno fa su Il Corriere Mercantile sulla imminente chiusura del Brico Io presente oggi nel centro commerciale Bisagno di piazzale Bligny a vantaggio della apertura del nuovo Bricoman che si terrà il prossimo 27 maggio. Ciò a sostegno della tesi che il nuovo centro rischia solo di SPOSTARE lavoro piuttosto che crearne di nuovo. Torneremo più avanti sul saldo tra le vecchie attività che andranno a chiudere e le nuove assunzioni (e il tipo di contratto) della nuova attività. L’unica certezza, detta dall’A.d. del Bricoman Italia in commissione Sviluppo Economico del Comune a settembre è quella che il Bricoman pensa di fatturare qualcosa tra i 15 e i 20 milioni di euro all’anno: secondo Ascom Edilizia il fatturato annuale di tutto il genovesato è di 35 milioni in totale e se i conti sono questi vi lasciamo immaginare le conseguenze e le altre innumerevoli chiusure dei piccoli esercizi. Si creerà nuovo lavoro o i lavoratori del settore si limiteranno a spostarsi, almeno quelli più fortunati tra loro, verso le nuove attività “ammazza piccole”?
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