Negli ultimi giorni si è molto discusso sui giornali e nelle piazze del ricorso fatto al Tar contro la copertura del cantiere dello scolmatore del Fereggiano in Corso Italia. La nostra associazione ha voluto fare la seguente riflessione visto il tema delicato e da noi molto sentito come quello della sicurezza idrogeologica della città.
Eravamo indecisi se intervenire o meno proprio per il fatto che il ricorso non riguarda questioni idrauliche o di merito dello scolmatore (di questo ne abbiamo discusso ampiamente quando era il momento di farlo). Infatti il ricorso riguarda esclusivamente la legittimità della copertura sorta sopra il cantiere di Corso Italia.
Ora, lo Stato, attraverso un suo organo giudicante, si dovrà esprimere su un quesito posto da alcuni cittadini e nel caso in cui la legge fosse stata violata, in uno qualsiasi dei suoi aspetti, prenderà i provvedimenti del caso. Il ricorso può essere accolto o respinto, ma la sola presentazione del ricorso ha fatto molti gridare allo scandalo. Presentare una domanda alla autorità giudiziaria è legittimo. La domanda che molti cittadini si sono posti è invece un’altra: è opportuno? È moralmente accettabile? Noi crediamo di si. Tutti possono rivolgersi all’autorità giudiziaria se ritengono sia stato violato un diritto.
Semmai bisognerebbe discutere e dovremmo domandarci perché quei cittadini sono arrivati a chiedere all’organo giudiziario quanto hanno effettivamente chiesto; andrebbe chiesto il perché, nel caso in cui il ricorso venisse accolto, il comune o chi ha dato i permessi non abbia controllato il corretto procedere dei lavori che avrebbe potuto scongiurare fin da subito e senza esitazioni ogni tentativo di ricorso.
E infine bisognerebbe chiedersi se e in che modo, visto che si tratta di un conflitto che si vuol far passare come “di classe” o di “quartiere”, il ricorso potesse essere evitato ricorrendo a uno strumento di gestione partecipata del territorio, come un dibattito pubblico, un incontro pubblico o una mirata informazione e sensibilizzazione verso gli abitanti. Questi compiti la Pubblica Amministrazione li ha svolti?
Questi sono i quesiti che avremmo voluto ascoltare in questi giorni, non le contrapposizioni, le esasperazioni mediatiche che invece abbiamo letto sui giornali e che portano la discussione lontana dai punti focali della questione.
Non si tratta di voler bloccare o meno il cantiere dello scolmatore. Il ricorso non entra nel merito di scelte tecniche o di opportunità della costruzione dello scolmatore. Si domanda al Tar di verificare che tutti i passaggi previsti per la costruzione della copertura del cantiere siano avvenuti in modo legittimo e rispettosi delle normative vigenti.
Se ciò non fosse avvenuto, dovremmo prendercela con i 9 ricorrenti che hanno tutelato un interesse legittimo tutelato dalla legge e dalla Costituzione, o dovremmo prendercela con chi, nel pieno delle proprie facoltà e dei propri ruoli, non ha vigilato per tempo e nei modi corretti sull’apertura e il procedere del cantiere?
Il Comune ha fatto tutto ciò che era nei suoi poteri per far procedere il cantiere in maniera corretta?
Noi crediamo di si, non lo mettiamo in dubbio: sarà compito del Tar a questo punto stabilirlo ma se il ricorso venisse accolto e ci ritrovassimo con un cantiere non a norma di legge e con possibilità concrete di ritardare l’esecuzione dell’opera allora di chi sarebbe la colpa? Dei ricorrenti o dei tecnici del Comune?
A questo noi sappiamo dare una risposta. Ma la domanda che rimane senza risposta è un’altra: sappiamo rispettare le regole che uno stato di diritto comporta? Un potenziale ricorrente deve fermarsi di fronte a certe esigenze di interesse collettivo? Oppure va tutelata sempre e in ogni sua forma la possibilità del singolo individuo di tutelare il proprio interesse legittimo, fino al giudizio, senza gogna pubblica?
Le discussioni di questi giorni sottolineano la immaturità del nostro dibattito politico sempre e solo basato sulle contrapposizioni politiche e sempre poco obiettivo.
Non si parla di pro scolmatori o contro scolmatori: è una discussione più ampia e generale che riguarda la nostra idea di interpretare e vedere la Giustizia e il Diritto.
L’unica cosa che possiamo dire con certezza e con forza è che questa faccenda non deve apparire così come è sembrato invece declinarsi sulle pagine dei quotidiani: una guerra tra poveri, tra cittadini delle zone popolari e cittadini delle zone ricche.
La discussione, comunque la si pensi sullo scolmatore del Fereggiano e del Bisagno è altra.
Riguarda la nostra idea di Stato di diritto, il diritto del cittadino a ricorrere allo strumento giudiziario per veder tutelato ciò che egli ritiene possa essere stato leso.
Infine possiamo “scolmare” o deviare il diritto? Possiamo in circostanze di interesse collettivo e di sicurezza derogare al diritto? La risposta è NO: in democrazia il maggior interesse collettivo che deve prevalere è quello che il diritto di ognuno sia sempre rispettato e soprattutto garantito dallo Stato.
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