Nella “Città del Sindaco” si è aperta su piattaforma digitale il portale “Dialoghi in Città” gestito dall’Università degli Studi di Genova, su incarico del Comune di Genova.
Sebbene il nuovo portale sembri, nelle intenzioni, voler incentivare la comunicazione e la partecipazione del cittadino nelle politiche pubbliche di questa amministrazione, sul sito si afferma “I cittadini, le associazioni, i comitati e i portatori di interesse potranno scegliere fra diverse modalità di coinvolgimento“.
Un osservatore più attento potrebbe suggerire che il nome più appropriato per questo progetto sarebbe potuto essere quello di “Dialoghi nel Buio”.
Questo perché il portale si occupa di garantire un “percorso dialogico” dei cittadini e portatori di interesse su questioni che in realtà sono già state decise nelle oscure stanze di un’amministrazione auto centrica e decisionista come è “la Città del Sindaco” di Marco Bucci.
Sorprende che l’Università, precisamente il dipartimento di scienze politiche e internazionali, si sia prestato a questo ruolo dato che le decisioni cruciali questa amministrazione le ha già prese altrove, relegando il dibattito pubblico solo a questioni marginali.
Potrà quindi mai avere un ruolo di “facilitatore” come sarebbe nelle intenzioni dei proponenti, quando è chiaro invece a tutti il conflitto che si è creato attorno a questi progetti, taciuti per mesi, lasciati macerare durante la scorsa campagna elettorale e fatti emergere solo a giochi fatti, senza possibilità di dibattito e di mediazione, con l’intenzione reale e provata di spaccare il territorio tra i sostenitori del si e del no, tra i tifosi del sindaco e i suoi detrattori, tra una parte di vallata e l’altra.
Davvero possiamo accettare l’idea che l’Università in questo contesto possa svolgere un ruolo di mediazione e di facilitazione, a giochi fatti e nel pieno della bagarre? Suvvia, questa storia non può reggere, non può funzionare.
Anche se volessimo accettare questo ragionamento e accettassimo l’idea che l’Università, diciamo, non abbia potuto dire no a questo ruolo (visto che l’incarico è arrivato direttamente dal Comune di Genova), possiamo davvero pensare che il suo ruolo possa essere svolto con equità e pari distanza tra le parti in gioco, ovvero da un lato l’Amministrazione (che ha dato l’incarico all’Università) favorevole all’opera e la cittadinanza e i vari corpi intermedi contrari e critici nei confronti della stessa opera?
La nostra risposta è no.
E’ chiaro e pacifico che non mettiamo in dubbio l’onestà intellettuale dei docenti protagonisti di questo progetto: ciò che mettiamo in dubbio è la credibilità di un progetto e della istituzione che la propone e che la sostiene dato che le parti in causa non sono sullo stesso livello, sullo stesso piano.
Lo stesso portale, in merito al progetto “muoviGENOVA il primo percorso dialogico sviluppato nell’ambito del progetto “dialoghincittà” ci dice che “muoviGENOVA non sostituisce il processo decisionale dei progetti – che rimane competenza e responsabilità delle amministrazioni pubbliche – ma rende possibile la loro ottimizzazione alla luce delle osservazioni emerse”.
E’ proprio questo il problema: è uno specchietto per le allodole che rischia solamente di peggiorare il conflitto, di esasperare i contrasti, non certo di facilitare il dialogo, e stupisce che sia proprio UNIGE a essere stata coinvolta in questo meccanismo distorto e impari.
Ricordiamo ai responsabili del progetto che la democrazia deliberativa, per la quale ha qualche significato parlare di “dialogo in città” è quella che prevede almeno tre punti fondamentali, senza i quali non ha alcun senso parlare di partecipazione: Io, “cittadino”, posso partecipare alla costruzione di quella politica pubblica solo alle seguenti condizioni:
1) Chi detiene il potere istituzionale me lo consenta.
2) Chi detiene il potere istituzionale sia disposto a cambiare orientamento.
3) Che tutti coloro che partecipano siano disposti a cambiare opinione sulla base degli argomenti del mio interlocutore.
Ma questo significa che ci sia un sub strato civico: che i cittadini siano bene informati e si possano preparare accuratamente e nei tempi giusti per acquisire le competenze necessarie, pur non diventando tecnici, per poter avere argomenti convincenti. Per questo motivo si devono facilitare gli accessi agli atti dell’amministrazione e non si devono occultare, cosa che finora, nelle sedi istituzionali dedicate, è stato impossibile non solo per i cittadini ma anche per i rappresentanti politici di opposizione (guarda l’intervento di Simone D’Angelo in Commissione del 24.11.23).
Invece il procedere di questa amministrazione è quello di presentare i progetti nella loro forma definitiva, consentendo ai cittadini solo di influire su aspetti assolutamente marginali.
Lo afferma le stesso Assessore Matteo Campora durante la presentazione al Consiglio Comunale del progetto SkyMetro: “sulle decisioni già prese non si torna in dietro”.
Ma allora sul portale “Dialogo in Città” di cosa stiamo parlando? Forse su che colore deve avere il pilone sotto casa?
Forse è un mero raccoglitore della documentazione prodotta dall’amministrazione e dai tecnici? Per questo sarebbe sufficiente la ordinaria trasparenza in merito alla produzione e alla pubblicazione (e pubblicità) dei documenti progettuali che tutti i comitati e i politici di opposizione stanno chiedendo da mesi.
A riprova della poca trasparenza di questa amministrazione si rammenta come il comitato di opposizione allo skymetro si è dovuto rivolgere al Tribunale amministrativo per poter accedere agli atti per capire le modalità di finanziamento dell’opera perché non erano stati resi disponibili.
Secondo noi il portale “Dialogo in Citta” rappresenta solo una simulazione della partecipazione dei cittadini, ma nella realtà dei fatti stiamo assistendo a uno dei tanti sistemi di Marketing istituzionale utilizzati da questa amministrazione per darsi una rispettabilità pubblica spendibile a mezzo stampa e media.
Tutte queste nostre considerazioni prendono le mosse dai ragionamenti e dai dibattiti che, nel corso degli anni, abbiamo promosso (anche con la stessa Università) sul tema della partecipazione dei cittadini nella gestione del territorio. Su questi temi, in questi anni qualcosa abbiamo imparato, partecipando, per esempio, alla presentazione della legge della Regione Toscana sulla partecipazione dei cittadini alla gestione del territorio e portando, come associazione, i saluti inaugurali al X Congresso Mondiale di Mediazione Comunitaria tenutosi al Palazzo Ducale nel 2014.
Ci sorprende che l’Università di Genova sia coinvolta in questa vicenda e ci rivolgiamo al Rettore per avere delle risposte su come questo sia stato possibile.
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LA RISPOSTA DEL RETTORE FEDERICO DELFINO
Gentilissime e Gentilissimi,
l’attenzione e la sensibilità civica di cui date prova con la Vostra attività e anche con la lettera aperta che mi avete indirizzato Vi fa onore ed è un segno valoriale della nostra città.
L’Università è un’istituzione votata alla didattica e alla ricerca che ha anche la missione di interloquire con il territorio, la sua cittadinanza e i suoi attori sociali. E’ quella che viene definita “terza missione”. Questo significa che può svolgere, come nel caso da Voi citato, il ruolo istituzionale di facilitatore del dialogo tra il Comune di Genova e la società civile su alcuni progetti dell’amministrazione comunale in corso di autorizzazione, agendo sempre e solo da ente terzo e, pertanto, neutrale.
Il progetto “Dialoghi in città” consente la relazione tra le due parti; l’efficienza e l’efficacia della sua operatività è determinata da come e da quando i diversi interlocutori trasmettono materiali, informazioni, richieste attraverso i canali attivati, indicati sul sito www.dialoghincitta.it.
Il dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali ha sempre svolto questo ruolo di attento osservatore della realtà circostante e di facilitatore di percorsi di dialogo e di confronto.
Con i migliori saluti.
Il Rettore
Federico Delfino
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