Apprendiamo, senza troppe sorprese, che il Presidente della Regione Giovanni Toti, con la giunta che lo sostiene, il giorno 26/7/2023 ha discusso e approvato l’emendamento al piano di bacino che contempla “la realizzazione di infrastrutture di trasporto pubblico, non altrimenti localizzabili, anche in quelle aree che ricadono in fascia di tutela dei corsi d’acqua”. Senza alcun pudore, si è deciso che è possibile modificare in deroga l’attuale piano di bacino per costruire nuovi edifici a meno di 10 metri dall’alveo dei corsi d’acqua.
(Vedi qui il video quando il Presidente Toti la pensava diversamente)
Per garantire la sicurezza del territorio dal dissesto, negli anni, con grande fatica, tecnici e forze politiche erano riusciti a varare l’attuale piano di bacino, con il quale si era raggiunto il compromesso di non costruire nuovi edifici entro i 10 metri dall’alveo dei corsi d’acqua.
La decisione attuale invece contraddice quanto si era riusciti a conquistare in termini di sicurezza dei territori e costituisce a nostro parere un pericoloso passo indietro nella tutela del territorio, in completa controtendenza con le politiche di attenzione auspicate a livello sia europeo, sia mondiale, anche in considerazione del cambiamento climatico che suggerirebbe maggiore prudenza. Dopo le alluvioni del 2011 e del 2014, sembrava esserci un consenso diffuso sul fatto che le costruzioni lungo i fiumi fossero pericolose e andassero evitate, in quanto anche se queste fossero ben realizzate, rappresentano comunque una vulnerabilità, la stessa che in passato ha causato gravi danni alle persone e alle cose.
Invece, che cosa ci dice il nuovo provvedimento? Citiamo letteralmente: “Tenuto conto delle peculiarità del territorio ligure ed in considerazione dei vincoli di urbanizzazione presenti e delle condizioni di criticità del traffico urbano che caratterizzano i grandi centri urbani, risulta prioritario la realizzazione di infrastrutture lineari strategiche di trasporto pubblico“.
Ma quanto dovrà essere prioritaria questa realizzazione di infrastrutture? perchè fermarsi solo alla deroga dei 10 metri? tanto vale facciamole anche sopra i fiumi, sopra le teste delle persone, in mezzo alle case, rovinando viali alberati, anche a discapito di una ragionevole norma che vorrebbe evitare ulteriori vulnerabilità nei fragili territori già da anni devastati da una urbanizzazione spinta oltre ogni limite.
La deroga o “la legge ad personam” viene sempre giustificata con qualcosa di “eccezionale” e di “inevitabile“, e non potrebbe essere diversamente! Per questo il territorio ligure diventa sempre “peculiare“, le condizioni del traffico sono sempre “critiche“ e lo saranno sempre, a prescindere, senza troppo soffermarci sui motivi, sulle cause di questa fragilità.
Sono sempre le stesse motivazioni di “emergenza“, quelle che hanno portato le precedenti amministrazioni, soprattutto quelle del dopo guerra, a risolvere i problemi contingenti con la costruzione di edifici e infrastrutture senza regole: il loro operato veniva giustificato con la “necessità” demografica, la ricostruzione, l’economia di una città che sembrava essere proiettata verso due milioni di abitanti e che invece si è fermata a poco più di ottocentomila. La giustificazione del presidente Toti è perfettamente in linea con i precedenti amministratori, cerca di spiegare questa necessità con la “peculiarità” del territorio, la “criticità” del traffico, senza accorgersi che la cura che propone è della stessa che ha causato quelle peculiarità, quelle criticità. Non serviranno gli stati di allerta, siano essi gialli, arancioni o rossi: i nuovi edifici saranno sempre vulnerabili, come lo sono tutti gli edifici di questo mondo costruiti a ridosso di un fiume in piena.
Non è possibile resistere alla narrazione del Presidente Toti e del Sindaco Bucci. L’idea di poter risolvere i problemi con i piloni, le super stazioni e i treni che sfrecciano sui viadotti sopra ogni cosa è troppo attrattiva.
Un’attrazione fatale per chi da anni in Val Bisagno aspetta un trasporto pubblico efficiente e non ha mai avuto risposte: questa amministrazione del fare, che agisce, progetta, s’ingegna, non si ferma davanti a nulla; soprattutto affascina e trova consenso!
Inconsapevolmente o meno, è la stessa attrazione che molti hanno verso quella supremazia tecnologica, il pensiero che si possa risolvere ogni cosa con l’innovazione, con la tecnologia. L’idea che con la tecnologia si possa controllare completamente la natura e soggiogarla al proprio volere è un pensiero vecchio, mai assopito, che ci rammenta come i cicli della storia spesso si ripetono.
Il recente evento alluvionale in Emilia Romagna evidentemente qui non è stato avvertito: si deroga ancora al buon senso, alle buone pratiche, perché questa fascinazione del “tutto si può fare” è ritornata dominante e il popolo lo vuole.
Allora si dovrà ancora spiegare come tutto è potuto succedere, ma questa volta non ci saranno alibi, perché questa volta si sapeva.
Vedi anche questo <il geologo Bellini e il rischio idrogeologico>
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