Queste osservazioni sono dedicate a un albero che forse nessuno avrà notato, trattandosi di una pianta priva di valore, nata spontaneamente là dove non avrebbe dovuto nascere.
Grazie al suo vigore stagionale ha allietato inconsapevolmente la nostra festa sul ponte, come una quinta al termine di una bella scena teatrale: quella pianta sarà presto rimossa e svelerà il vero contenitore.
Non sarà una piacevole sorpresa: il ricordo incantevole di quella festa, quasi campestre, con tante cose genuine, musica e canto, cesserà definitivamente nella nostra memoria lasciandoci un senso di tristezza.
Lo scenario che ci apparirà sarà quello di un enorme edificio per il quale l’amministrazione non ha esitato ad avallare lo sbancamento di una collina ancora intatta, in una zona ad alto rischio idrogeologico, nonostante le rassicuranti manifestazioni del “costruiamo nel costruito”.
Oggi le parole sono cambiate, “si cambia passo, questa sarà l’ultima volta! il ponte è un valore e si deve preservare!”.
Ma noi, nel culmine del successo della nostra manifestazione, riteniamo che la nostra valle sia ancora in grave pericolo, con l’abbattimento del ponte non ancora scongiurato in realtà, la profilatura degli argini del fiume e l’allargamento della sede stradale in previsione.
Non sarà una cosa immediata, ma tutto è stato deciso e programmato in anticipo, prevedendo anche la nostra eventuale reazione per il mantenimento di Ponte Carrega.
Gli amici di Ponte Carrega saranno ricordati per essere stati dei bravi ragazzi che hanno fatto un bel lavoro, ma degli utopisti in fondo, dediti alla bellezza e privi di quel senso pratico che mostra le soluzioni veramente necessarie, e pertanto ora diventati un ostacolo allo sviluppo.
Tra un anno o poco più, il grande sipario sull’edificio Bricoman e Guglielmetti si alzerà, e con la loro apertura il traffico veicolare, già critico, si congestionerà definitivamente in modo irreversibile.
Sarà uno scenario critico per chi dovrà raggiungere zone periferiche: Prato, Davagna, Traso, Bargagli, diventeranno mete esotiche.
Qualche mese più tardi, spinti dalla rabbia di questi cittadini, l’amministrazione promuoverà l’allargamento della sponda destra con l’abbattimento dei ponti come originariamente previsto, e questa volta il progetto verrà applaudito e auspicato da tutti.
Sarà la rabbia dei cittadini stessi che si rivolterà contro di noi e contro tutti coloro che si opporranno alla realizzazione del progetto.
Al quel tempo noi appariremo ridicoli e nostalgici di quel piccolo mondo antico e di un torrente ancora vivo sotto il suo ponte.
Sarà una guerra tra i poveri, fra comitati di vedute opposte, tra chi vuole la qualità di vita del suo quartiere e chi è stato privato della possibilità di tornare a casa in tempi ragionevoli. Alla fine prevarrà la solidarietà verso chi è distante dal centro e a farne le spese saranno ancora una volta il torrente, il suo ponte e il suo nostro antico quartiere.
Chi avrà vinto ancora una volta a scapito della cittadinanza e della qualità della vita, saranno gli speculatori fondiari, le grandi catene di vendita, e non importa se gli orientamenti dichiarati dalle amministrazioni, attuali e precedenti, sono spiccatamente definiti di “sinistra”, attenti alle tematiche sociali – il Comune amico dei cittadini.
Così alla fine i responsabili e gli artefici di quella trasformazione della vallata che vede Ponte Carrega come nodo strategico di viabilità e servizio, saranno doppiamente meritevoli e gloriosi per aver dapprima preso posizione per il mantenimento del ponte e poi per aver saputo prendere la difficile decisione di abbatterlo, per assecondare “le magnifiche sorti e progressive” di sviluppo della valle, commossi e con molto dispiacere avvallando la richiesta del popolo!
“Divide et impera”
(render eseguito dal nostro staff tecnico come ipotesi di profilatura degli argini in località Ponte Carrega)
24 Luglio 2013 alle 19:11
Io condivido quasi tutto, stonano certe persone sul ponte a festeggiare insieme a voi, il letamaio che ha ucciso e sta uccidendo la vallata