Lo slogan è la moda dei nostri tempi, è una breve frase capace di esprimere un concetto in modo efficace e sintetico, il che lo rende particolarmente adatto alla propaganda e alla pubblicità.
Ma spesso lo slogan nasconde insidie e deviazioni dei concetti che sono in grado di assopire la coscienza e il buon senso dei cittadini, in questo modo è più facile fargli accettare cose che diversamente sarebbero respinte.
Per esempio si sosteneva che un ponte del 1788 era “fuori norma” e per questo occorreva abbatterlo, ma se accettassimo questa logica dovremo abbattere anche ponte vecchio di Firenze, e forse anche molti altri ponti romani o medioevali, certamente “non a norma” semplicemente perché a quel tempo non esistevano norme come quelle di oggi.
Ma l’insidia degli slogan è molto più sottile e idoneo alla propaganda.
Per esempio un famoso slogan ancora oggi molto di moda che piace tanto è “costruire nel costruito” lasciando intendere che non è più possibile procedere con un consumo indiscriminato di suolo.
Solo un bene riconosciuto tale ha valore e quindi merita di essere perseguito dalla collettività.
“Costruire sul costruito” non è un bene a priori, basta pensare ai danni che la dittatura di Nicolae Ceaușescu’ ha fatto con la demolizione della capitale Bucarest, distruggendo il centro storico e demolendo capolavori medioevali per costruirci sopra enormi e anonimi palazzoni in stile sovietico.
“Costruire sul costruito” non è un bene a priori!
“costruire MENO superfici e volumetrie” non è un bene a priori, basta pensare cosa sarebbe del bel paese se i nostri maestri del rinascimento avessero applicato questa singolare regola. Non ci sarebbe la cupola del Brunellechi: chi sarebbe contrario a un’opera davanti a casa dove aprendo la finestra si mostrasse un capolavoro come Santa Maria Novella?
“costruire MENO superfici e volumetrie” non è un bene a priori! è la qualità del costruito che fa la differenza!
Anche “creare nuovi posti di lavoro” è uno slogan di moda e attualissimo. Ma anche in questo caso creare nuovi posti di lavoro non è un bene a priori. Se non si guarda alla qualità del lavoro creato, la società che massimizza questo slogan è la società basata sulla schiavitù, e questo certamente non è un bene.
“creare nuovi posti di lavoro” non è un bene a priori!
Per rovesciare il senso comune di questi slogan basta riflettere su cosa sia veramente un bene e quindi porsi in quella prospettiva. Ovviamente in questa prospettiva emergono le visioni contrastanti, i conflitti di interessi, perché non è detto che un bene particolare, per esempio quello che massimizza un profitto o la strategia per non avere concorrenti commerciali, coincida con il bene comune, o comunque dei molti.
Un intervento di riqualificazione urbana, per essere un bene, deve porsi come obbiettivo il bene comune e mediarlo con il bene dei proponenti che hanno spesso obbiettivi contrastanti. Derogare al bene comune, per un’amministrazione, significa porsi in una condizione d’ingiustizia a favore di una parte più forte che ha la capacità di imporla.
Quali sono i beni che un’amministrazione dovrebbe tutelare?
La salute dei cittadini e delle generazioni future sono beni riconosciuti come tali e come tali hanno un valore.
Un ambiente sostenibile è un bene e come tale ha valore.
Il paesaggio e l’identità storica, sono un bene e come tale hanno un valore.
I posti di lavoro stabili e qualificati, sono un bene e come tale hanno un valore.
L’istruzione e l’intelligenza è un bene e come tali hanno un valore.
La mobilità, ovvero la possibilità di muoversi in città a basso costo è un bene e come tale ha un valore, ma spesso questo bene non coincide con nuovi parcheggi, tantomeno se sono parcheggi di interscambio: auto – carrello (della spesa).
Per giudicare i progetti di trasformazione occorre valutare se questi massimizzano il bene comune o diversamente sono compatibili solo con gli slogan e gli interessi dei costruttori.
Per perseguire il Bene Comune occorre darsi un Etica, non c’è altra via.
“Noi crediamo nel potere illimitato delle forze spirituali: Amore, Verità, Giustizia, Bellezza. Gli uomini, le ideologie, gli stati che dimenticheranno una sola di queste forze creatrici non potranno indicare a nessuno il cammino della civiltà.
..ma il disordine ancora prevale. Ne siamo consapevoli quando incontriamo – e la tristezza ci avvince – il diseredato, il disoccupato, quando nei rioni delle nostre città e nei borghi vediamo giocare in letizia nugoli di bambini che hanno soltanto a loro difesa il sole, caldo e materno, e nulla sappiamo del loro avvenire: è ancora disordine quando vediamo le nostre città crescere senza piani, senza spazi verdi, nel rumore e nella bruttezza.” Adriano Olivetti, il mondo che nasce: dieci scritti per la cultura, la politica, la società.
25 Settembre 2013 alle 09:30
illuminante! condivido appieno!