INTERVENTO TALEA-COOP IN AREA EX-GUGLIELMETTI, LA PROPOSTA PROGETTUALE ALTERNATIVA
– Pubblichiamo le note degli autori della proposta alternativa al progetto Coop – Talea –
La proposta alternativa, come indicato dagli stessi architetti, non è altro che un esempio di come sia possibile conciliare le esigenze di espansione commerciale della Coop Liguiria con la conservazione dei valori storici e paesaggistici del tessuto urbano della Val Bisagno. La Coop si è sempre dichiarata molto attenta a questi principi di sostenibilità, per questo molti di noi, in gran parte anche soci coop, si sono molto meravigliati del progetto presentato in palese contradizione a questi principi. Ci chiediamo quale sia la causa che ha spinto la dirigenza Coop a un cambiamento così radicale e se sia stata consultata la base dei soci coop a favore di un tale intervento che potrebbe mortificare gravemente l’immagine della cooperativa in generale.
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Come studio GALLARATI ARCHITETTI, interpellati dall’Associazione Amici di Ponte Carrega, abbiamo accettato di cimentarci nella formulazione di una nostra proposta progettuale per l’area ex-Guglielmetti per dimostrare che esiste sempre un’alternativa. Troppo spesso vengono giustificati interventi edilizi di scarsa qualità, che stridono con il contesto in cui si inseriscono e favoriscono il degrado del tessuto urbano, sostenendo che non esistono altre soluzioni possibili a parità di superfici, destinazioni d’uso o piano economico. Questa giustificazione raramente viene discussa: è infatti difficile contestare un progetto quando non esistono proposte alternative.
Vogliamo invece convincere l’opinione pubblica di un fatto: a parte i casi limite di scelte urbanistiche completamente sbagliate, esiste sempre una soluzione alternativa, sostenibile e condivisa, rispetto ad un progetto architettonico di dubbia bontà. I cittadini dovrebbero esigere che i nuovi interventi edilizi, pubblici o privati, portino riqualificazione e valorizzazione, non degrado. Obiettivo raggiungibile, a nostro avviso, se il progettista accetta di non “inventare” qualcosa di nuovo a tutti i costi, ma sceglie di adeguarsi al contesto naturale e al tessuto urbano storico in cui opera, facendo propri gli obiettivi e le scelte delle generazioni di uomini che hanno abitato e plasmato il territorio prima di lui. Obiettivo raggiungibile, soprattutto, se si ascoltano i desideri e le necessità reali degli abitanti: il famoso “processo di concertazione”, concetto ormai consolidato nella legislazione urbanistica europea ed italiana, in Liguria incredibilmente non previsto neanche nella legge urbanistica regionale in fase di revisione.
La proposta progettuale che presentiamo non intende porsi perciò come l’unica e la migliore possibile soluzione alternativa al progetto Talea-Coop. E’ semplicemente la nostra proposta, elaborata sulla base della filosofia di progetto del nostro studio e delle indicazioni ricevute dai cittadini da noi incontrati.
Speriamo che Coop riconosca che è possibile una soluzione alternativa e accolga la richiesta del quartiere, rendendosi disponibile a rivedere il progetto nella sua interezza e non solo in limature di scarsa rilevanza: si ricorda che il diritto da parte di Coop a realizzare l’operazione non è acquisito, in quanto è necessaria una variante sia al PUC vigente sia a quello adottato. Speriamo inoltre che questo sforzo possa contribuire a dimostrare che una discussione reale e regolamentata tra politici, professionisti e cittadini sulle scelte urbanistiche ed edilizie è oggi più che mai necessaria, in quanto costituisce l’unico modo per giungere a risultati che davvero siano sostenibili per il territorio e rispecchino le esigenze della collettività.
La proposta progettuale
Principali obiettivi del progetto di Talea sembrerebbero la riqualificazione fisica e l’adeguamento dell’assetto infastrutturale dell’area: dal punto di vista della mera “funzionalità”, il prospetto sul Lungo Bisagno in corrispondenza del ponte Guglielmetti e piazza Bligny vengono individuati come i più comodi accessi al complesso, e per questo motivo sono assunti come fronti principali dell’intervento.
Viene volutamente privato di ogni valore l’asse storico dell’area, ossia il percorso che collega Ponte Carrega con la chiesa di Montesignano e con le colline soprastanti, che in una prima versione veniva tagliato da una rampa elicoidale di collegamento carrabile alla copertura, successivamente eliminata su pressione dei cittadini.
Il tessuto edilizio storico di Ponte Carrega viene “schiacciato” dagli imponenti volumi dell’albergo, posti parallelamente al Bisagno in modo da costituire un’enorme barriera alla vista della collina di Montesignano e della storica Chiesa di S. Michele. L’intervento è concepito come un grande oggetto fuori scala, un enorme “ufo” che cala dall’alto sul territorio della Valbisagno senza alcun rispetto per le sue caratteristiche naturali e per la sua storia secolare.
(Questo render di raffronto è stato realizzato dallo staff APC, a titolo esemplificativo, e per tanto è suscettibile di errore)
A nostro avviso, la riqualificazione fisica e infrastrutturale può effettivamente contrastare il degrado, ma solo se viene associata alla riqualificazione culturale, ossia alla valorizzazione dell’identità di un luogo. In caso contrario, si rischiano di generare altri di quei “non-luoghi”, di cui Genova può purtroppo vantare troppi esempi (via Madre di Dio e Corte Lambruschini sopra tutti), frutto di utopie degli anni ’70 che basavano la bontà di un progetto sulla mera funzionalità.
(render del nuovo complesso come concepito da Coop – Talea)
La nostra proposta progettuale ribalta perciò l’impostazione di fondo del progetto Talea e assume il percorso storico come asse principale dell’intero intervento. Su questo percorso viene previsto lo spazio principale di aggregazione, ossia la piazza con il teatro, e a partire da esso avviene l’accesso agli spazi pubblici e al centro commerciale. L’albergo, funzione qualificante ma di notevole impatto volumetrico, viene spostato sull’asse del ponte Guglielmetti, ruotato perpendicolarmente al Bisagno e suddiviso in più edifici, in modo da non costituire più una barriera alla percezione del paesaggio retrostante.
(studio del tessuto storico urbano e percorrenze storiche effettuato dallo studio Gallarati Architetti)
Per evitare il “fuori scala”, l’intervento è concepito come somma di elementi più piccoli, con un passo assimilabile a quello degli edifici storici retrostanti. Il disegno dei prospetti e l’utilizzo dei materiali sono studiati in modo da richiamare il passato industriale dell’area (il mattone faccia a vista presente in alcune bellissime strutture dell’area Gavette) nonché i caratteri tipici dell’architettura ligure.
Il secondo obiettivo su cui si basa il progetto Talea, che riteniamo assolutamente non condivisibile, consiste nella previsione dei principali spazi di aggregazione pubblica all’interno dell’edificio: i progettisti di Coop sembrano convinti che ricreare una piccola città artificiale e privata al chiuso significhi riqualificare (viene ad esempio posta molta enfasi sull’interna “Piazza Guglielmetti”). Si tratta del concetto alla base del “mall”, il grande centro commerciale americano, fulcro delle nuove espansioni urbane “made in USA” degli anni 70-’80.
E’ un modello che purtroppo si è molto diffuso in Italia nelle periferie di tutte le grandi città, forse in parte contribuendo a sancire il destino di tali aree ad essere periferia. Il modello del mall è infatti quanto di più lontano possa esistere dalla riqualificazione urbana, in quanto propone una città artificiale che va per forza di cose a sostituirsi alla città vera. I negozi si spostano nel centro commerciale, le strade si svuotano e il quartiere si impoverisce irrimediabilmente e viene destinato a diventare periferia.
Come in un mall, l’intero complesso è strutturato sulla base di un accesso quasi esclusivo tramite automobile privata. Vengono destinati a parcheggio non solo il piano terra, ma anche l’intera superficie in copertura, visibile da entrambi i versanti della valle: una scelta a chiara “vocazione periferica”, poco comprensibile in una “Smartcity”. Il progetto Talea prevede solo un piccolo spazio verde all’aperto in copertura, accessibile quasi unicamente tramite le scale mobili del contro commerciale e perciò a servizio dei clienti e non dei cittadini.
(render come concepito dal progetto Coop – Talea con evidenziato il giardino pubblico a servizio del centro commerciale)
La nostra proposta progettuale si basa sul concetto che un grande organismo edilizio non può essere concepito come un unico enorme edificio in cui tutto si svolge sotto un solo tetto, in quanto questi sono i requisiti tipici del “mostro edilizio”: un grande organismo edilizio dovrebbe essere composto come una piccola città, in cui gli spazi di aggregazione non siano corridoi e sale illuminati al neon ma strade, piazze e giardini.
Per non modificare superfici e destinazioni del progetto Talea, abbiamo mantenuto l’unitarietà del piano terra, a parcheggi, e del piano intermedio, con destinazione a centro commerciale, fruibile tramite percorsi coperti: il centro commerciale non costituisce più però l’elemento centrale dell’edificio, in quanto la nostra proposta prevede di realizzare in copertura un grande spazio pubblico urbano sopraelevato, collegato direttamente con il tessuto edilizio circostante tramite percorsi pedonali, scalinate aperte e ascensori pubblici e organizzato in vie, piazzette, giardini. Su di esso sono previste strutture leggere da destinare a piccoli esercizi commerciali, pubblici esercizi e spazi per società sportive, con l’intento di stimolare e rafforzare una vita di quartiere. Ovviamente, tale spazio sarà collegato anche con il centro commerciale, in modo da sfruttare le possibilità economiche che esso comporta. Se il numero di parcheggi non risultasse sufficiente, essi potranno essere ricavati realizzando un ulteriore piano interno, che abbiamo verificato fattibile con una impercettibile sopraelevazione dei prospetti esterni.
Arch. Giacomo Gallarati
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