Rilanciamo il link della intervista a Marianella Sclavi, realizzata dal Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Bologna, perché riteniamo questa intervista una straordinaria sintesi di cosa significa un percorso di partecipazione a un progetto. Troppo spesso si confonde per percorso di partecipazione qualche sporadico incontro fra la cittadinanza e i proponenti che illustrarono il loro progetto. Se poi il progetto non piace, magari si fa qualche limatura, ma nulla di più perché tutto è già stato deciso e pensato prima, ma con quali dossier?
Il percorso di partecipazione a un progetto è la cosa opposta. Vediamo perché oggi questi percorsi (che in alcune legislazioni, come la nostra, non sono ancora obbligatori, ma è un segno di arretratezza culturale) sono oggi più che mai auspicabili e utili per tutti, proponenti e cittadini.
“Oggi giorno, la società è cambiata in modo così profondo, anche grazie alla rivoluzione delle comunicazioni, internet, tutte queste cose qua, che, abbiamo dei fenomeni anche politici molto importanti. Le minoranze non sono più disposte ad accettare la decisione della maggioranza se non sono state ascoltate, se non sono state parte del processo partecipativo, quindi abbiamo bisogno di una democrazia che garantisca l’ascolto della minoranza e tutti coloro che hanno a cuore i temi sui quali si decide. Questo è il passaggio della democrazia rappresentativa a una democrazia deliberativa nel quale il volontariato con la sua esperienza di riorganizzazione della società dal basso può dare un contributo assolutamente fondamentale, a mio giudizio tutte le esperienze per dare questo contributo ci sono già.
L’altro motivo per cui bisogna passare a una democrazia deliberativa, nel quale chi ha a cuore un problema può dire la sua senza aspettare altri cinque anni per votare la nuova classe politica, è che in un ambiente complesso le decisioni richiedono un dossier più completo, richiedono che uno abbia fatto una diagnosi della situazione più completa e per fare questo, avere tutti i punti di vista di coloro che sono coinvolti in quella situazione ti aiuta a capire meglio la situazione. Quindi per avere un dossier completo per cui prendere una decisione che funziona meglio devi dare voce di nuovo anche alle minoranze, anche a una persona singola che ha una visione totalmente diversa da quella degli altri, ma che da un contributo per capire meglio la situazione. Il sapere fare questo implica il passaggio da una modalità di discussione di decisione, da quello che si chiama confronto parlamentare, cioè l’argomentazione, al dialogo, al confronto creativo. Il dialogo ha le sue regole che sono diverse da quelle del confronto parlamentare: noi siamo abituati che c’è un’assemblea, tutti hanno diritto di parola, c’è il contraddittorio, c’è il voto a maggioranza. Questo è il dibattito basato sull’argomentazione, il pro, il contro, il giusto e lo sbagliato, chi vince e chi perde, chi ha la maggioranza, chi ha la minoranza, eccetera..
Nel confronto creativo invece , basato sul dialogo, basato sulla capacità di ascolto, ognuno ascolta gli altri assumendo che abbiano ragione, anche se dicono delle cose anche completamente opposte a quelle che noi stiamo sostenendo. Come mai tu che sei intelligente, verso il quale io esprimo rispetto e riconoscimento, sostieni delle cose diverse? Con ciò ti responsabilizzo anche rispetto alle tue opinioni e comportamenti e capisco delle cose nuove. Se tutti hanno questo atteggiamento quello che succede è che si crea un contesto in cui si può operare in base a una intelligenza collettiva perché tutti imparano da questo e grazie a questo surplus di apprendimento, si possono prendere delle decisioni. I principi sono: diritto di ascolto, moltiplicazioni delle opzioni, co progettualità creativa. Prima si moltiplicano lo opzioni, s’inventano nuove soluzioni, su una base informativa più amplia, informativa sia delle necessità, che delle buone pratiche in giro per il mondo, e a questo punto si possono prendere delle decisioni in cui tutti si sentono coinvolti, sono impegnati a farli funzionare, e poi funzionano effettivamente meglio. L’attuale sistema è un sistema per cui 80% delle decisioni sono mal fatte e non funzionano, si sprecano tantissimi soldi e con la crisi non sembra il caso di buttare via soldi con opere che si dimostrano non funzionare, anche le priorità possono essere decise in modo più collettivo“.
Pubblichiamo sotto il commento di Marianella Sclavi, postato nella nostra pagina Facebook riguardo la nostra proposta di partecipazione al progetto Coop Talea per le ex-Officinie Guglielmetti.
Ovviamente condividiamo e apprezziamo moltissimo il commento di Marianella Sclavi per il nostro caso, sperando presto di poterla invitare a Genova a parlaci proprio di queste cose.
Ieri il consiglio municipale della Media Val Bisagno, chiamato ad esprimersi in merito al progetto Coop Talea, si è saggiamente astenuto nel prendere una decisione. Condividiamo questa presa di posizione del Municipio perché un SI o un No sarebbe stato inopportuno. Di fatto non c’era un dossier completo con il quale il consiglio potesse prendere serenamente una decisione. Da un lato le esigenze della Coop per sfruttare al meglio le aree comprate a caro prezzo, dall’altra parte le esigenze di un quartiere vivo che non vuole essere periferia per sempre. Quale è la giusta misura? Solo un reale percorso partecipato può risolvere la questione. Una cosa è certa il quartiere non è disposto ad accettare un altro edificio come quello per il Bricoman.
7 Agosto 2014 alle 10:58
ricordo un laureato in biologia che ,entrato nelle coop,cominciò SUBITO a trattare contratti aventi ad oggetto mld di lire ; prendeva ordini dal vescovo del PCI di levanto ; le assemblee erano una conventicola dominata da due o tre vescovi comunisti; oggi mi chiedo: se veramente fossero stati in buona fede e avessero voluto il bene comune,perché non si fecero da parte dichiarando la loro scarsissima comprensione della società e dell’uomo?