In questi giorni abbiamo avuto modo di sentire con insistenza dagli esperti che il rischio idrogeologico non è solo una questione di idraulica.
Il rischio idrogeologico, come suggerisce la stessa parola, si articola di due aspetti, idrico e geologico. Di fronte a fenomeni di pioggia intensi i due aspetti sono fortemente connessi fra loro.
Considerare solo l’aspetto idraulico trascurando l’aspetto geologico può indurre a gravi errori e viceversa. I due aspetti vanno affrontati insieme, senza trascurare uno dei due.
Cosa succede a un torrente correttamente regimato da nuove sponde se i versanti a monte sono in grado di scaricare a valle grande quantità di detriti, fango, e vegetazione?
Sentendo autorevoli pareri, il letto del torrente presto si riempie di detriti e le sezioni calcolate con tanto rigore diventano insufficienti perchè calcolate con modelli matematici che considerano in maniera superficiale la parte “geologica” causa del trascinamento verso valle di fango, detriti e residui vegetali.
Le inquietudini degli Amici di Ponte Carrega continuano
A Ponte Carrega il grandissimo centro commerciale-artigianale meglio conosciuto come “edificio per il Bricoman” è ormai quasi completato e tra qualche mese diventerà un centro in grado di attrarre migliaia di persone e automezzi intorno al bacino del torrente Rio Mermi andando ad aumentare notevolmente il valore esposto. Naturalmente contestualmente alla edificazione del grande edificio è stata prevista la messa in sicurezza idraulica del torrente Rio Mermi. Siamo altresì convinti che l’opera idraulica di messa in sicurezza, anch’essa in fase di ultimazione, da sola non sarà sufficiente a garantire le condizioni di sicurezza auspicate se continueranno a persistere condizioni di rischio indotte dallo stato di dissesto idrogeologico dei vicini versanti, nella misura in cui tale dissesto è in grado di interferire negativamente con le opere appena costruite.
Il 18 ottobre dopo la nuova alluvione, alcuni di noi accompagnati da esperti sono andati a verificare lo stato del versante sopra al nuovo centro commerciale in costruzione.
Abbiamo notato che nel bosco ci sono molti alberi caduti o inclinati che andrebbero tagliati prima che scivolino a valle ad interessare il torrente. In tali versanti abbiamo riscontrato preoccupanti forme morfologiche che possono, a parere degli scriventi, essere definite come “frane superficiali ” in formazione con evidenti segni di instabilità dovuti principalmente a trincee nel terreno, piani di scivolamento con cambio repentino di pendenza, materiale sciolto e soprattutto numerose piante fortemente inclinate.
La nostra peregrinazione lungo l’affluente in sponda sx del Mermi ci ha portato a scoprire sul Rio Sprà, che scende dalla torretta di Quezzi e da Leamara, un manufatto in c.a. posto a qualche decina di metri dalla confluenza con il già citato rio Mermi.
Il manufatto, vista la vicinanza, sembra essere una vasca di accumulo delle acque funzionali ai processi produttivi del ex stabilimento Italcementi.
L’opera in calcestruzzo è collocata ovviamente ortogonalmente nel letto del rio. Il manufatto è in pessimo stato di conservazione con un foro per la parziale fuoriuscita delle acque che sembra essere stato praticato recentemente.
Secondo noi questa interazione di una situazione critica del versante (con la conseguente possibile attivazione delle frane superficiali presenti) con uno sbarramento a valle parzialmente distrutto ma con la possibilità di creare comunque un “effetto diga ” in prossimità del rio Mermi si ritiene possa creare una criticità in caso di forti piogge.
Tale criticità secondo noi è dovuta a due elementi di pericolo che può diventare un rischio in quanto tale “nodo” risulta essere posizionato a qualche decina di metri dal nuovo centro commerciale con una prossima frequentazione di migliaia di persone, ma soprattutto a breve distanza dalle abitazioni di Ponte Carrega e Piazzale Adriatico.
Sono solo fantasiose inquietudini degli Amici di Ponte Carrega, ma come mai questa struttura collocata così vicino all’enorme centro commerciale non è stata ancora demolita? Può questa struttura rimanere li come se nulla fosse è senza essere una fonte di rischio? Tutto questo è normale?
Dopo l’alluvione del 4 novembre 2011, l’allora Presidente del Consiglio dei ministri aveva emesso la dichiarazione dello stato di emergenza in relazione alle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi i quei giorni. A seguito di ciò ancora oggi le abitazioni poste a valle di questi versanti hanno un divieto di permanenza nei locali posti al piano terra in caso di allerta 1 e 2.
Come mai sei mesi dopo l’alluvione del 4 novembre 2011 e la proclamazione dello stato di emergenza è stato concesso il titolo a costruire immediatamente a valle di questa struttura idraulica fatiscente senza anteporre evidentemente un principio di precauzione che forse avrebbe consigliato di far demolire da subito tutte le strutture eventuali fonti di pericolo? Una struttura del genere può rimanere li così come è? Come mai questa struttura in parte crollata con evidenti segni di lesioni non è stata opportunamente confinata con divieto di accesso e segnalata con cartelli monitori di pericolo?
I versanti possono rimanere in questo stato di dissesto senza essere fonte di rischio per le costruzioni poste a valle? A queste nostre inquietudini prima o poi qualcuno dovrà dare una risposta certa.
Abbiamo segnalato quanto esposto alle autorità competenti di Provincia e Regione, e ai VV.FF. per la questione della messa in sicurezza del manufatto per evitare che qualcuno avvicinandosi si possa far male.
Luogo indicativo del ritrovamento
Come è possibile che dopo l’alluvione del 4 novembre 2011 nessuno abbia dato ordine di demolizione di questo manufatto?
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