Forse non tutti sanno che la Coop Liguria – Talea ha inserito il progetto sulla trasformazione delle ex-aree Guglielmetti di Genova Ponte Carrega dentro un programma di sostenibilità ambientale finanziato della Comunità Europea. Il progetto viene portato in Europa come caso pilota in Italia ed esempio di intervento eco-compatibile!
Come possiamo leggere dalla pagina del sito Coop Liguria: qui il link > Coop Liguria <
“Il progetto europeo si chiama “CommON Energy”, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del settimo Programma Quadro e volto a individuare criteri eco-compatibili per la costruzione di centri commerciali, attraverso approcci innovativi, sia per i materiali da adottare, con proprietà termo-acustiche passive elevate, sia per l’adozione di impianti e tecnologie ad altissima efficienza per il risparmio energetico, quali illuminazione e climatizzazione.
L’obiettivo, grazie a un investimento complessivo di 15 milioni di euro (9 dei quali a carico dell’Unione Europea) è ridurre fino al 75% i consumi energetici delle strutture, aumentare del 50% l’utilizzo di energie rinnovabili e limitare i picchi di consumo che impattano sulle reti.
Partner italiano di ‘CommONEnergy’ è INRES, il Consorzio Nazionale creato dalle Cooperative di Consumatori per la progettazione architettonica, impiantistica e la realizzazione delle strutture commerciali, che ha individuato nel centro commerciale genovese della Valbisagno, oggi in fase di progettazione nell’ambito di una collaborazione tra INRES e Coop Liguria, uno dei tre ‘case studies’ (cioè i progetti pilota), che applicheranno nel concreto le soluzioni ad alta sostenibilità studiate dai partner di ‘Common Energy’. Le altre due realizzazioni sono due centri commerciali a Valladolid (Spagna) e Trondheim (Norvegia).
Il complesso commerciale che dovrebbe nascere in Valbisagno prevede un intervento di ristrutturazione del piccolo centro commerciale esistente e la riqualificazione delle aree dove un tempo avevano sede le Officine Guglielmetti. Oltre a un supermercato Coop e a una galleria di negozi è prevista anche la realizzazione di una struttura ricettiva e di servizi per la socialità del quartiere.
L’intero complesso sarà progettato sulla base delle linee guida definite nell’ambito di ‘CommONEnergy’, che si avvale della collaborazione di 23 partner industriali e accademici, capaci di mettere in rete le proprie competenze e conoscenze per ridurre a tutti i livelli l’impatto ambientale della struttura.”
Ma cosa è CommOnEnergy?
Lo possiamo leggere direttamente qui >> sito del progetto europeo <<
“Ripensare i centri commerciali per trasformarli in esempi di efficienza energetica…” ma non solo..!!
Nel manifesto del programma troviamo pubblicato queste affermazioni:
“Passare dall’idea di consumatore a quella di cittadino”
“Il progetto di ricerca integrato e multidisciplinare presentato dal consorzio di CommONEnergy punta a avere un notevole impatto non solo sugli stakeholders dell’efficienza energetica negli edifici e sul settore del commercio e della vendita al dettaglio,ma anche su tutti coloro che visitano i centri commerciali come clienti. L’obiettivo è infatti quello di rendere tangibili i risultati per un pubblico il più ampio possibile, promuovendo all’interno della società dei comportamenti di consumo più sostenibili”
Ora se CommOnEnergy è tutto questo, soffermiamoci sul significato di “Passare dall’idea di consumatore a quello di cittadino…rendere tangibili i risultati per un pubblico il più ampio possibile, promuovendo all’interno della società dei comportamenti di consumo più sostenibili”.
Queste affermazioni fanno sorgere alcuni dubbi su come sia possibile che un progetto europeo, che ha come suo obbiettivo la trasformazione dei centri commerciali in luoghi eco-compatibili e che ha la presunzione di indirizzare la società a comportamenti più attenti verso l’ambiente, non preveda prima di ogni altra cosa dei percorsi di partecipazione dei cittadini alla realizzazione di questi progetti coinvolgendo in questo modo proprio quella società che si ha la presunzione di cambiare.
Come è possibile che un proponente e partner che aderisce a questo programma, possa nel contempo non aver previsto (prima) e aver negato (dopo) un vero percorso di partecipazione “garantito” ai cittadini per influenzare e migliorare le scelte di quel progetto?
La Coop Liguria alle nostre richieste di partecipazione “garantita” ha sempre affermato che i percorsi di partecipazione erano già stati fatti, ma in realtà si sono svolti semplici incontri di presentazione di un progetto già confezionato dove il proponente si rendeva disponibile, a sua sola discrezione, a porre qualche limatura al progetto preliminare. Tutto questo è avvenuto senza un preciso protocollo o una specifica legge in materia di partecipazione e senza un’autorità garante “terza” tra il proponente stesso e l’autorità amministrativa (municipio, comune, regione) e la società tutta. In sostanza senza garanzie per i cittadini e associazioni di poter influire effettivamente sulle scelte progettiuali.
Come è possibile che un progetto pilota così importante, unico in Italia, possa partire dal presupposto di non tutelare il connettivo urbano storicamente consolidato e di salvaguardare il più possibile il suo paesaggio? Sappiamo bene che malgrado i nostri suggerimenti i volumi più impattanti dei nuovi edifici graveranno proprio davanti ai simboli identitari del territorio (Ponte Carrega e il suo storico Borgo, la collina della Chiesa di S. Michele e l’apertura della Valle del Mermi) e poi ancora si prevedendo enormi parcheggi in copertura che saranno visti dal parco dell’acquedotto storico e dei forti di Genova. Perché non sono stati applicate misure di mitigazione dell’impatto come per esempio tetti verdi e muri vegetali come sarebbe previsto dall’agenda 21 per la Valbisagno, protocollo di sostenibilità della Provincia di Genova pubblicato nel 2004 ?
Ricordiamo che tutelare l’ambiente non significa solo ridurre i consumi energetici, fu proprio la Commissione Europea nel “Libro Verde” del 1993 a definire l’ambiente come qualcosa di più vasto, inteso come l’insieme delle risorse naturali abiotiche e biotiche, quali l’aria, l’acqua, il suolo, la fauna e la flora, ma anche l’interazione tra questi fattori e i beni che formano il patrimonio culturale e gli aspetti caratteristici del paesaggio.
L’edificio presentato dalla Coop Talea, anche se sarà meno energivoro, rimarrà in ogni caso un manufatto completamente alieno e avulso dal contesto territoriale, circondato da zone ad alto rischio idrogeologico dove verranno attratte migliaia di persone.
(Si veda articolo si WIRED – edizione italiana di dicembre 2014)
Come è possibile che un progetto come questo possa aderire a un programma di eco-compatibilità diventando il ‘case studies’ italiano ricevendo anche finanziamenti europei?
Paradossi che cercheremo di capire insieme ad esperti e personalità della cultura…
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